Una porta aperta.......

BERGAMO
Una porta aperta … sulla fraternità interconfessionale

Da un paio d’anni, in accordo col Segretariato Migranti della Diocesi, abbiamo la gioia di ospitare nella nostra casa di Bergamo Bassa un gruppo di fedeli della Chiesa Ortodossa Etiope, che hanno chiesto accoglienza per la loro preghiera comunitaria, ogni quindici giorni, la domenica mattina.
Non essendoci ancora, a Bergamo, una chiesa destinata alle celebrazioni secondo il loro rito, questo gruppo era stato precedentemente ospitato dai Frati Cappuccini di Borgo Palazzo. A un certo punto, però, l’ambiente che utilizzavano si è reso necessario per ampliare la mensa dei poveri, un preziosissimo servizio di carità che da anni i nostri frati esercitano nello spirito di S. Francesco, accogliendo quanti, sempre più numerosi, necessitano quotidianamente dei beni di prima E così, in una catena di carità che vede e vorrebbe soccorrere i bisogni non solo materiali, ma anche spirituali del prossimo (il fondatore Benaglio pensava le Figlie del S. Cuore dedite al “bene soprattutto spirituale del prossimo”!), ci siamo trovate a contatto con l’esperienza di fede dei nostri fratelli ortodossi con le loro tradizioni culturali. 
Ordinariamente si ritrovano in una grande sala, dove stanno a lungo in profondo raccoglimento e li sentiamo
pregare coralmente e cantare le loro melodie. La lingua è incomprensibile, ma il calore della fede e della comunione che ne scaturisce si comunicano senza parole!
Una volta all’anno, il gruppo si allarga perché giungono fedeli anche da Milano e da Brescia, per partecipare all’incontro di preghiera e di catechesi guidato da Abbà Samuel, sacerdote guida del luogo di culto milanese. E’ successo il 3 giugno, quando, con canti particolarmente gioiosi accompagnati dal battito delle mani al suono di un grande tamburo, i nostri amici si sono radunati in un ambiente più ampio del solito, addobbato con cura per la circostanza, con tappeti e fiori e numerose immagini religiose. Il tutto creava un’atmosfera di intensa sacralità. Abbiamo anche apprezzato che, in questi appuntamenti “speciali” del loro culto, i nostri fratelli ortodossi amano esprimere il senso della venerazione di Dio anche con una cura particolare del loro Le bambine, per esempio, arrivano agghindate a festa con abiti tradizionali che sono un’armonia di colori,
mentre le donne si ricoprono dell’ampio velo bianco che le distingue sempre nei momenti comunitari del culto religioso.

Domenica  è stato festeggiato il battesimo di Cristian. Ci hanno spiegato che il battesimo viene conferito ai maschietti a 40 giorni dalla nascita, mentre per le bambine il tempo è raddoppiato (80 giorni). Alla gioia dei genitori hanno preso parte anche numerosi amici e conoscenti etiopi, con le rispettive famiglie, provenienti sempre da Bergamo, Brescia e Milano. Anche il momento conviviale che è seguito, coi piatti tipici della loro cucina, è stato certamente una bella occasione per rinsaldare l’amicizia, l’unità e l’identità di popolo, tenendo vive tradizioni di una terra geograficamente lontana, ma affettivamente sempre presente. 
In queste circostanze, i nostri fratelli copti sono lieti di metterci a parte delle loro consuetudini non solo religiose, ma anche... culinarie!
Abbiamo così potuto assaggiare il pane e le pietanze che le donne preparano accuratamente e mettono poi in comune, dando ancora più “sapore” alla fraternità che nasce dalla fede condivisa e celebrata insieme.
Mentre Papa Francesco, con la forza della tenerezza cristiana, percorre i sentieri del dialogo interreligioso e incoraggia i credenti alla fraternità universale, noi diamo il nostro modestissimo contributo tenendo semplicemente aperta la porta di casa.
Un piccolo spazio della nostra grande casa si fa chiesa per chi ancora non c'è. E’ il contributo del “piccolo gregge”, come il Fondatore chiamò le Figlie del S. Cuore nel giorno della fondazione. E vorremmo che fosse non solo una questione di muri, ma di cuori.                                                      

La Comunità di Bergamo

Rassegna Bibliografica Ragionata.....

Rassegna Bibliografica Ragionata
per conoscere meglio i fondatori, la storia e lo spirito
delle Figlie del S. Cuore di Gesù

Il volume “Rassegna bibliografica ragionata dell’istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù” costituisce una novità almeno per tre motivi.
Anzitutto, è la prima volta che le Figlie del Sacro Cuore di Gesù hanno deciso di far intraprendere da una delle religiose un lavoro non indifferente, sapendo che sarebbe durato diversi anni e avrebbe incontrato non poche difficoltà, dovute sia alla necessità di reperire tutte le pubblicazioni riguardanti l’istituto, sia al tempo, inevitabilmente lungo, che sarebbe stato necessario per leggerle ed esaminarle.
Inoltre, il volume costituisce una novità anche tra le pubblicazioni riguardanti la storia delle congregazioni religiose femminili. A quanto mi risulta, almeno per l’Italia, questo delle Figlie del Sacro Cuore è il primo esempio di uno studio che raccoglie ed esamina tutte le pubblicazioni relative ai fondatori e alla storia di un istituto, dalle origini a oggi.
Un terzo motivo di soddisfazione è costituito dal fatto che questa bibliografia, diversamente dalle tante altre compilate da grandi Ordini religiosi come Gesuiti, Francescani, Domenicani ecc., non si limita a un arido elenco di titoli di opere, ma le esamina tutte, ricollocandole nel loro contesto storico e mettendone in luce pregi e limiti.
Certo, la lettura di un libro del genere è difficile e non può essere di carattere continuativo. Ma chi volesse approfittare della “Guida alla lettura” e seguisse passo passo le indicazioni relative all’argomento prescelto - sia esso il fondatore, canonico Giuseppe Benaglio, sia la fondatrice, S. Teresa Eustochio Verzeri, sia Maria Antonia Grumelli, sia altri argomenti come le costituzioni dell’istituto, il suo sistema educativo, la sua spiritualità, ecc. – si troverebbe di fronte a una miniera di informazioni, parecchie delle quali risulterebbero nuove, con piacevole arricchimento
delle proprie conoscenze e del proprio spirito.
Conviene quindi essere grati a sr. Rosy che ha accettato, con una fatica durata diversi anni, di compiere questa ricerca a vantaggio del suo e anche di altri istituti religiosi, che in essa potrebbero trovare un esempio da imitare.

Giancarlo Rocca - Società S. Paolo
Storico. Direttore
del “Dizionario degli istituti di perfezione”.

CON-FUSIONE di NATALE

Accoccolata con il suo Kleo in grembo, Vera ha benedetto di gioia e di pace la nostra nuova chiesa.  Ci eravamo messi  a cercare macerie per alzare il livello del sagrato, e sagra è stata.
Con i camion sono arrivati a frotte i bambini magyp, esperti di ferro e di lattine, a strappare dai calcinacci ogni residuo di metallo.  Si sono aggirati felici tra la polvere, per l’intera settimana,  la scuola  non li cerca. 
Tra il vociare dei piccoli e le martellate dei più grandi, abbiamo presto intuito i  sottintesi criteri organizzativi:  un camion per famiglia, così, dopo poche ore,  tutte le famiglie rom di Shengjin avevano il loro feudo,  un  mucchio di macerie da rovistare per bene, liberando i tondini dal cemento, per rialzare l’economia di casa, sui ruderi di altri.
 Kleo ha mangiato e poi  dormito, il suo turno verrà tra qualche anno.  La scena si è compiuta sulla parete esterna del battistero:  impossibile non pensare alla Vita, alla Rinascita, alla Libertà e alla Gioia che sono per ogni figlio di Dio, cioè per tutti.  
Tra la  polvere-incenso delle macerie, una madre e  il suo bambino hanno  celebrato  la vita e tutti i suoi significati, battezzando la nostra chiesa  prima ancora della liturgia che verrà.  “Questa è buona per il Natale”, ho pensato,  considerando la fotografia e tutto il suo contorno. Perché, senza forzature, penso che per Dio, l’Onnipotente, il farsi uomo  è  stato  un con-fondersi con la nostra polvere,  un contaminarsi con il nostro sudore, un darsi alla fatica, che prelude alla gioia  come  al dolore.  “Una colata di sudore e  amore”, così Alda Merini canta Gesù in poesia, Dio “vestito di cenci” che percorre la terra  “in mezzo all’ombra e alla luce”, Cristo Gesù “che è stato una catastrofe” perché “ci ha avvicinati tutti l’uno all’altro”. (cfr Alda Merini, Corpo d’amore, Frassinelli, 2001).  
Non  un’altra creazione, quella del Figlio Incarnato,  dove tutto ha un posto perché separato e diviso, piuttosto una salutare rimescolata al genere umano, con il braccio forte di Dio stesso,  che ci costringe a  rovinarci addosso e ad abbracciarci,  salutare caos per una  ri-creazione  che, nel Figlio, ci fa  gustare  tutti contenti il pane nuovo della fraternità.
Facciamoci gli auguri, credenti e non: di essere protagonisti di una bella con-fusione natalizia, sommersi dalle parole dei vicini, contenti di tacere o anche di gridare, addormentati e sazi come Kleo, mentre proprio sui nostri piedi, in mezzo alle macerie che siamo, qualcuno  riporta in vita i fili di ferro per l’edificio che verrà.      
  
sr. Gianna Lessio

Amici del Sacro Cuore

Appunti di una festa

Il Regno di Dio ha un dinamismo di crescita misterioso e segreto, ma se riesci a contemplarlo con gli occhi della fede ti si rivela come “un miracolo”.
E’ la storia del seme che, sepolto, germoglia, e feconda, donando vita.
In questi nostri tempi le chiese si spopolano, sempre di meno, sono le sentinelle in trincea, ma lo Spirito è presente ed ha una vitalità straordinaria. Passa attraverso la storia e niente e nessuno lo ferma: bussa, irriga, entra, scalda e trasforma; va al di là di ogni previsione.
Neppure il nostro pessimismo lo frena: si espande a nostra insaputa e suscita nuove realtà.

Domenica 23 ottobre, festa liturgica del “comandamento dell’amore” a Verona, nella Chiesa delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù -“Seghetti”, durante il Sacrificio Eucaristico, 12 fratelli e sorelle laiche hanno chiesto pubblicamente di far parte della nostra famiglia carismatica, si sono affidati al sacro Cuore, impegnandosi a vivere per un anno secondo i suoi sentimenti, il suo spirito, la missione.
La Madre Provinciale ha consegnato loro, insieme a una piccola croce con il motto: “Venite a Me”, il Documento, nato nel cuore profetico di Santa Teresa, già nel 1847 – redatto in forma nuova – come simbolo di una continuità che ci rende eredi dello stesso dono, noi Figlie e loro Amici del Sacro Cuore.
E’ stato assai significativo l’abbraccio di augurio e di pace scambiato con le Religiose presenti, convenute dalle tre Comunità di appartenenza: Carpenedolo, Trento, Verona.
Padre Adolfo Antonelli, Canossiano, ha presieduto la cerimonia e, come sempre, ha illuminato e guidato l’assemblea a intonare un canto di lode e di riconoscenza al Signore per la risposta generosa di questi fratelli, che hanno professato consapevolmente la loro consacrazione battesimale e l’universale chiamata alla santità.
Suor Cecilia Paris


Ecco alcune Testimonianze:

Un giorno di luglio di due anni fa, eravamo in vacanza a Cavalese. Il Signore mi ha fatto incontrare le Figlie del Sacro Cuore: era il periodo triste e difficile della mia vita per due interventi gravi che avevo subìto. Loro mi ascoltavano con affetto e comprensione; per me la loro presenza e l’amicizia che ne è nata, è stata un dono grande, la porta per incontrare il Cuore di Dio. Da allora ho deciso di seguire il cammino formativo dei “cercatori di Dio” con il Gruppo degli Amici del Sacro Cuore di Verona. Con loro ho conosciuto il carisma, la spiritualità e la missione di queste Suore che sono nate dalla santità di Teresa Verzeri. Frequento con mio marito gli incontri mensili e sento che Dio mi dà coraggio, speranza e forza: sono nel suo Cuore e non temo più nulla. Sono felice e ringrazio di essere stata accolta a far parte di questa famiglia per vivere in comunione, una carità universale, costante e generosa.
Annalisa

Io e Antonio, sposati da 36 anni, grazie a nostro figlio, che ha frequentato e si è diplomato alla Scuola di Trento, abbiamo avuto l’occasione di avvicinare le Figlie del S. Cuore. Che cosa ci ha attirato verso questo carisma? Forse gli incontri, i ritiri fatti con i giovani e i genitori, ogni volta che ci siamo sentiti accolti, ascoltati e coinvolti. I viaggi a Paray le Monial, a Taizé , sono stati momenti forti per la nostra crescita spirituale. Quasi senza accorgerci ci siamo trovati a pregare insieme, a impegnarci in Parrocchia, a testimoniare in semplicità quanto Dio operava in noi dopo che gli abbiamo aperto il nostro cuore e ci siamo fidati di Lui. Vogliamo continuare questo cammino insieme; insieme ci si sostiene, si ritrova coraggio e si combatte la tentazione di chiuderci in noi stessi per diventare invece “prossimo” per tutti quelli che hanno bisogno.
Vanda e Antonio

So che la mia nascita è stata un dono per chi mi viveva accanto, ma oggi ho la piena consapevolezza che essa è un dono che Dio ha fatto a me. Fin da bambina ho avvertito la sua presenza dentro di me: con Lui parlavo, in Lui cercavo il sollievo e la consolazione nei momenti tristi o nelle sensazioni di pericolo. In questi ultimi anni, particolarmente, la prova si è accanita su di me e sulle miei due figlie, privandoci degli affetti più cari e facendoci conoscere la solitudine e l’isolamento. Pur sforzandomi, non trovavo la forza di dare ancora un senso alla mia vita: i valori più sacri erano crollati. Ero sperduta. Ma, ecco, un giorno un’amica tanto cara mi invitò a conoscere le Figlie del Sacro Cuore. Il Signore, silenzioso, ancora una volta mi indicava la strada; voleva lenire le mie sofferenze facendomi incontrare queste persone illuminate: le Figlie del Cuore di Gesù.
Anche questo è stato un dono, un dono grande per la mia anima che, lentamente ha ritrovato il vero, unico senso della vita: “vivere ogni giorno nel cuore di Dio”. Grazie per avermi accolta.!
Elvira

La mia conoscenza delle Suore risale a 20 anni fa. Un incontro casuale, ma forse maturato e voluto dal Cuore di Dio.
Avevo vista sulla porta della Parrocchia un avviso per un Corso di Esercizi Spirituali dal titolo:” Donne amate dal Signore” Si teneva a Parona in via Monastero. Insieme con altre mie amiche decisi di partecipare. E in quell’oasi di preghiera, ho incontrato uno spirito nuovo, una accoglienza cordiale, un ascolto attento, una sapienza umile capace però di rendere viva la Parola del Signore. Sono rimasta legata alle Suore e volentieri ho partecipato alle Assemblee annuali, agli incontri di formazione sul carisma e la spiritualità di Santa Teresa Verzeri, approfondendo il dono che lo Spirito santo ha fatto a noi nel battesimo chiamandoci ad essere eredi della sua carità. Lodo il Signore e lo ringrazio di avermi guidato a far parte dei Laici del Sacro Cuore.
Primarosa

Sono Manuela, insegnante al Sacro Cuore di Trento. Nel mio impegno educativo ho sempre avuto a cuore la formazione dei ragazzi e per essere una testimone valida ho cercato di avere io stessa una condotta adeguata dal punto di vista cristiano.
Ogni volta che potevo, ho aderito alle proposte e alle sollecitazioni che mi sono state offerte; recentemente, da due anni, ho partecipato agli incontri formativi mensili. Conoscere e approfondire la Parola del Signore mi fa scoprire sempre qualche cosa di nuovo che arricchisce la mia vita e le mie relazioni.
Le vite dei Santi, di S. Francesco e di S. Chiara “in primis” (perché da Perugia mio padre mi portava spesso sui luoghi francescani), ma anche di S. Antonio (perché ho studiato a Padova) e poi di S. Teresa d’Avila e S. Teresina, mi hanno aiutato a dedurre che ognuno di loro ha lasciato una scia di luce nella quale brillano la carità, la preghiera, la fede, la grazia dello Spirito, che aiuta a superare tensioni, dubbi e conflitti inevitabili nell’ esistenza, perché tutto è filtrato nella volontà divina.
Ultimamente ho letto la vita di S. Teresa Verzeri, la Fondatrice e Madre delle nostre Suore, e alla fine penso che tutte le strade portino a Dio, al Cuore di Gesù, che ci attira tutti e ci ama senza misura, ma che Lui si rivolge a noi come se fossimo la sua unica preoccupazione e ci chiama ad una ad una, per nome.
Ho capito che allora Lui attende la nostra risposta, e che anch’io potevo dirgli il mio “sì”, promettergli di vivere con quello stile speciale che è il “suo”, quello di portare ai miei fratelli e alunni, il suo cuore mite e umile.
Qui lo voglio confermare davanti a voi perché mi siate testimoni.
Manuela

San Fidenzio 02 settembre 2015





 

Incontro annuale di formazione per docenti ed educatori

Seminiamo il mondo di bellezza, di misericordia e di speranza

     Buon giorno a tutti voi qui presenti e l’augurio di cuore che in questo convegno possiamo riconfermarci, rinsaldarci, attraverso ciò che ci verrà comunicato, nella coscienza del significato, della sostanza e quindi del valore, soprattutto oggi, del nostro essere educatori. Il tema educativo che siamo chiamati a concretizzare nei prossimi anni
è, come vedete, orientato alla SEMINA. Se siamo qui vuol dire che, nonostante le inevitabili fatiche, crediamo che la scuola, la nostra scuola, è innanzi tutto un campo, anzi “il campo” in cui piccoli uomini, piccole donne, ma anche noi adulti cresciamo per riconoscere quello che siamo: figli di Dio. Figli amati, ognuno prediletto, ognuno curato, ognuno custodito come pupilla dell’occhio, perché la dignità di ognuno è talmente alta da far inginocchiare davanti a ciascuno il nostro Redentore che non lascia ad altri il privilegio di lavarci i piedi. In una lettera del 12 gennaio 1840 Santa Teresa insegna: Considera coteste giovanette che la Provvidenza ti affidò immagini di Dio stesso e frutto del sangue del tuo Signore, e come tali, abbine quella premura, quell’impegno, quella cura che si meritano.
         
 Ciò premesso mi sembra naturale partire dal Vangelo che in modo sicuro orienta la riflessione di tutti coloro che sono in cerca di Verità. In Mt. 13,3b leggiamo “Un seminatore usci a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla terra e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra parte cadde in luogo sassoso , dove non c’era molta terra; subito germogliò perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda .” Questo Seminatore, apparentemente distratto, sembra non preoccuparsi di dove cade il seme. Ancora una volta il Vangelo ci propone la figura di uno scialacquatore, di un dissipatore, di uno sperperatore, come quella del figlio prodigo o quella della donna che unge i piedi a Gesù con una spropositata quantità di profumo. In realtà quel seminatore vuole lasciar cadere il seme dappertutto, perché quel seminatore è Dio, il seme è Gesù e il campo è ognuno di noi nelle diverse circostanze che la vita prepara. Dio Padre vuole che la vita di Gesù germogli nei cuori, più o meno aridi, dei figli che il Figlio unigenito gli ha acquistato prendendo su di sé il peccato del mondo e morendo, giusto per gli ingiusti, i quali, così, sono eternamente salvati anche e soprattutto da se stessi. Per Dio l’importante, dunque, è seminare, spargere il seme. Anche l’educatore, come il Seminatore del vangelo che esce e semina, ha la missione, Teresa direbbe “il ministero, altissimo e divino” di entrare in classe seminando a larghe bracciate la bellezza della vita che lui vive, i gesti di misericordia e di accoglienza verso i più deboli, la speranza che presto o tardi il seme sparso prenderà vita nel cuore di chi ascolta. La preoccupazione dell’’educatore, come quella del Seminatore, non deve essere quella di capire come viene accolto il seme che lui getta, ma solo di spargere il seme. L'uscire del Seminatore è un movimento d'amore. Incipit exire qui incipit amare, scrive sant'Agostino, comincia a uscire chi comincia ad amare. L’educatore quando ama esce da sé, non si preoccupa della propria tranquillità, non mira ad essere autoreferenziale, autocentrato, autosuf-ficiente. Va verso gli educandi per consentire loro di fare esperienza della bellezza di Dio, della misericordia di Dio, facendo come Gesù, cioè sospendendo il giudizio. Ancora Santa Teresa nel Libro dei Doveri ci avverte: “Dovendo correggere e castigare, prima di tutto consultate Dio, protestando dinanzi a Lui che non vorreste essere mosse guidate che dallo Spirito suo e dalla sua purissima carità. Indi aspettate il tempo opportuno e le circostanze favorevoli e studiate il modo più proprio, efficace, e meno aspro e irritante per toccare salutarmente la colpevole. “ (Dov. III, 367 - 368)
          L’educatore secondo il Cuore di Dio semina con abbondanza, senza guardare se il terreno nel quale cade il seme è pronto o no. Nella parabola, solo un terreno su quattro fa fruttificare il seme. Non siamo chiamati a verificare il risultato del nostro seminare, ma come il seminatore, che é Dio, a seminare sempre, anche quando i nostri educandi sembrano non essere ricettivi. Dobbiamo essere coscienti che non sappiamo in quale momento della vita essi porteranno frutto. E nemmeno sappiamo quale frutto porteranno. Magari un frutto apparentemente insignificante, a cui nemmeno avevamo pensato, ma prezioso agli occhi di Dio, oppure faranno una riuscita meravigliosa… Il seminatore non si stanca, dona con generosità tutto il seme della bellezza, della misericordia e soprattutto della speranza.                        L'andare incontro agli altri, senza giudizi e distinzioni, è seminare seguendo lo stile della parabola, lo stile evangelico. Questo deve essere il nostro stile, questa è l'immagine di una scuola, di un pensionato, di un convitto che non si impone, che non cerca rilievi e trionfalismi, ma che cerca innanzitutto il positivo delle persone, il seme di Dio deposto in loro da far crescere accompagnando il loro cammino con l’impegno di essere per loro sorelle e fratelli maggiori. Insieme, presidi, docenti, suore, educatori, siamo chiamati a cercare quei cammini che ci aiutano a rinnovare lo sguardo sulla realtà dei nostri educandi: guardiamoli con amore in questo momento di crescita, per tanti di loro carica di sofferenza e difficoltà, accompagniamoli, senza imporre soluzioni, nella ricerca del meglio per il loro futuro. Devono sentire che noi abbiamo fiducia nel loro cammino, nella loro crescita. Non facciamo pesare su di loro le nostre delusioni, i nostri dubbi. La nostra Fondatrice di nuovo ci soccorre. Sempre nel Libro dei Doveri, nel capitolo dedicato al modo di educare dice: “Persuadetevi che il buon esempio è indispensabile e se trovate che i vostri insegnamenti cadono vuoti, o hanno poco effetto, esaminate la vostra condotta e la troverete difettosa appunto là, ove le vostre istruzioni sono meno efficaci. (Dov. III, 346) Siamo chiamati a vivere la fiducia paziente del contadino, il quale comincia sempre dal seme e sa che la crescita non dipende da lui e vive con saggezza le diverse stagioni, quella della semina, della lunga attesa e della mietitura, sapendo che il tempo del miracolo non è la semina, né la raccolta, ma il tempo durante il quale il seme depositato nel terreno dorme e non ritiene che il tempo invernale, quello in cui lui è forzatamente inoperoso, sia perciò stesso un tempo inutile. Impariamo a valutare la pienezza del tempo dalla forza della presenza di Dio, non dal nostro lavoro o da qualsiasi altra forma di protagonismo. E allora coltiviamo prima nel nostro cuore e poi seminiamo in quello dei nostri affidati:
• la bellezza che salva il mondo,
• la misericordia che è amore per l’umanità
• la speranza che ci fa vedere il fiore mentre lo stiamo seminando.
Ancora una piccola sottolineatura: vivremo più serenamente il nostro servizio quando accoglieremo l’evidenza che:         “Il campo di Dio è grande, il Regno viene in modo invisibile e sorprendente, e non è vero che dobbiamo sempre e solo seminare, nell’inevidenza. Anzitutto c’è da mietere, riconoscendo il lavoro degli altri e benedicendo Dio per tanta larghezza, sparsa ovunque, oltre gli schemi e le attese.” (Doc. XVIII Cap. Gen.)

Concludo con una poesia di Don Ottaviano Menato:

Semina, semina: l’importante è seminare
un poco, molto, tutto:il grano della speranza.
Semina il tuo sorriso, perché tutto splenda intorno a te.
Semina la tua energia, la tua speranza,
per combattere e vincere la battaglia
quando sembra perduta.
Semina il tuo coraggio,
per risollevare quello degli altri.
Semina il tuo entusiasmo,
per infiammare quello del tuo prossimo.
Semina i tuoi slanci generosi, i tuoi desideri,
la tua fiducia, la tua vita.
Semina tutto quello che c’è di bello in te,
le più piccole cose, i nonnulla.
Semina, semina e abbi fiducia: ogni granellino arricchirà un piccolo angolo della terra.

suor Lorenza Morelli f.s.c.j.
superiora provinciale

 

 

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