CON-FUSIONE di NATALE

Accoccolata con il suo Kleo in grembo, Vera ha benedetto di gioia e di pace la nostra nuova chiesa.  Ci eravamo messi  a cercare macerie per alzare il livello del sagrato, e sagra è stata.
Con i camion sono arrivati a frotte i bambini magyp, esperti di ferro e di lattine, a strappare dai calcinacci ogni residuo di metallo.  Si sono aggirati felici tra la polvere, per l’intera settimana,  la scuola  non li cerca. 
Tra il vociare dei piccoli e le martellate dei più grandi, abbiamo presto intuito i  sottintesi criteri organizzativi:  un camion per famiglia, così, dopo poche ore,  tutte le famiglie rom di Shengjin avevano il loro feudo,  un  mucchio di macerie da rovistare per bene, liberando i tondini dal cemento, per rialzare l’economia di casa, sui ruderi di altri.
 Kleo ha mangiato e poi  dormito, il suo turno verrà tra qualche anno.  La scena si è compiuta sulla parete esterna del battistero:  impossibile non pensare alla Vita, alla Rinascita, alla Libertà e alla Gioia che sono per ogni figlio di Dio, cioè per tutti.  
Tra la  polvere-incenso delle macerie, una madre e  il suo bambino hanno  celebrato  la vita e tutti i suoi significati, battezzando la nostra chiesa  prima ancora della liturgia che verrà.  “Questa è buona per il Natale”, ho pensato,  considerando la fotografia e tutto il suo contorno. Perché, senza forzature, penso che per Dio, l’Onnipotente, il farsi uomo  è  stato  un con-fondersi con la nostra polvere,  un contaminarsi con il nostro sudore, un darsi alla fatica, che prelude alla gioia  come  al dolore.  “Una colata di sudore e  amore”, così Alda Merini canta Gesù in poesia, Dio “vestito di cenci” che percorre la terra  “in mezzo all’ombra e alla luce”, Cristo Gesù “che è stato una catastrofe” perché “ci ha avvicinati tutti l’uno all’altro”. (cfr Alda Merini, Corpo d’amore, Frassinelli, 2001).  
Non  un’altra creazione, quella del Figlio Incarnato,  dove tutto ha un posto perché separato e diviso, piuttosto una salutare rimescolata al genere umano, con il braccio forte di Dio stesso,  che ci costringe a  rovinarci addosso e ad abbracciarci,  salutare caos per una  ri-creazione  che, nel Figlio, ci fa  gustare  tutti contenti il pane nuovo della fraternità.
Facciamoci gli auguri, credenti e non: di essere protagonisti di una bella con-fusione natalizia, sommersi dalle parole dei vicini, contenti di tacere o anche di gridare, addormentati e sazi come Kleo, mentre proprio sui nostri piedi, in mezzo alle macerie che siamo, qualcuno  riporta in vita i fili di ferro per l’edificio che verrà.      
  
sr. Gianna Lessio

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