Incontro annuale di formazione per docenti ed educatori
Seminiamo il mondo di bellezza, di misericordia e di speranza
Buon giorno a tutti voi qui presenti e l’augurio di cuore che in questo convegno possiamo riconfermarci, rinsaldarci, attraverso ciò che ci verrà comunicato, nella coscienza del significato, della sostanza e quindi del valore, soprattutto oggi, del nostro essere educatori. Il tema educativo che siamo chiamati a concretizzare nei prossimi anni
è, come vedete, orientato alla SEMINA. Se siamo qui vuol dire che, nonostante le inevitabili fatiche, crediamo che la scuola, la nostra scuola, è innanzi tutto un campo, anzi “il campo” in cui piccoli uomini, piccole donne, ma anche noi adulti cresciamo per riconoscere quello che siamo: figli di Dio. Figli amati, ognuno prediletto, ognuno curato, ognuno custodito come pupilla dell’occhio, perché la dignità di ognuno è talmente alta da far inginocchiare davanti a ciascuno il nostro Redentore che non lascia ad altri il privilegio di lavarci i piedi. In una lettera del 12 gennaio 1840 Santa Teresa insegna: Considera coteste giovanette che la Provvidenza ti affidò immagini di Dio stesso e frutto del sangue del tuo Signore, e come tali, abbine quella premura, quell’impegno, quella cura che si meritano.
Ciò premesso mi sembra naturale partire dal Vangelo che in modo sicuro orienta la riflessione di tutti coloro che sono in cerca di Verità. In Mt. 13,3b leggiamo “Un seminatore usci a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla terra e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra parte cadde in luogo sassoso , dove non c’era molta terra; subito germogliò perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda .” Questo Seminatore, apparentemente distratto, sembra non preoccuparsi di dove cade il seme. Ancora una volta il Vangelo ci propone la figura di uno scialacquatore, di un dissipatore, di uno sperperatore, come quella del figlio prodigo o quella della donna che unge i piedi a Gesù con una spropositata quantità di profumo. In realtà quel seminatore vuole lasciar cadere il seme dappertutto, perché quel seminatore è Dio, il seme è Gesù e il campo è ognuno di noi nelle diverse circostanze che la vita prepara. Dio Padre vuole che la vita di Gesù germogli nei cuori, più o meno aridi, dei figli che il Figlio unigenito gli ha acquistato prendendo su di sé il peccato del mondo e morendo, giusto per gli ingiusti, i quali, così, sono eternamente salvati anche e soprattutto da se stessi. Per Dio l’importante, dunque, è seminare, spargere il seme. Anche l’educatore, come il Seminatore del vangelo che esce e semina, ha la missione, Teresa direbbe “il ministero, altissimo e divino” di entrare in classe seminando a larghe bracciate la bellezza della vita che lui vive, i gesti di misericordia e di accoglienza verso i più deboli, la speranza che presto o tardi il seme sparso prenderà vita nel cuore di chi ascolta. La preoccupazione dell’’educatore, come quella del Seminatore, non deve essere quella di capire come viene accolto il seme che lui getta, ma solo di spargere il seme. L'uscire del Seminatore è un movimento d'amore. Incipit exire qui incipit amare, scrive sant'Agostino, comincia a uscire chi comincia ad amare. L’educatore quando ama esce da sé, non si preoccupa della propria tranquillità, non mira ad essere autoreferenziale, autocentrato, autosuf-ficiente. Va verso gli educandi per consentire loro di fare esperienza della bellezza di Dio, della misericordia di Dio, facendo come Gesù, cioè sospendendo il giudizio. Ancora Santa Teresa nel Libro dei Doveri ci avverte: “Dovendo correggere e castigare, prima di tutto consultate Dio, protestando dinanzi a Lui che non vorreste essere mosse guidate che dallo Spirito suo e dalla sua purissima carità. Indi aspettate il tempo opportuno e le circostanze favorevoli e studiate il modo più proprio, efficace, e meno aspro e irritante per toccare salutarmente la colpevole. “ (Dov. III, 367 - 368)
L’educatore secondo il Cuore di Dio semina con abbondanza, senza guardare se il terreno nel quale cade il seme è pronto o no. Nella parabola, solo un terreno su quattro fa fruttificare il seme. Non siamo chiamati a verificare il risultato del nostro seminare, ma come il seminatore, che é Dio, a seminare sempre, anche quando i nostri educandi sembrano non essere ricettivi. Dobbiamo essere coscienti che non sappiamo in quale momento della vita essi porteranno frutto. E nemmeno sappiamo quale frutto porteranno. Magari un frutto apparentemente insignificante, a cui nemmeno avevamo pensato, ma prezioso agli occhi di Dio, oppure faranno una riuscita meravigliosa… Il seminatore non si stanca, dona con generosità tutto il seme della bellezza, della misericordia e soprattutto della speranza. L'andare incontro agli altri, senza giudizi e distinzioni, è seminare seguendo lo stile della parabola, lo stile evangelico. Questo deve essere il nostro stile, questa è l'immagine di una scuola, di un pensionato, di un convitto che non si impone, che non cerca rilievi e trionfalismi, ma che cerca innanzitutto il positivo delle persone, il seme di Dio deposto in loro da far crescere accompagnando il loro cammino con l’impegno di essere per loro sorelle e fratelli maggiori. Insieme, presidi, docenti, suore, educatori, siamo chiamati a cercare quei cammini che ci aiutano a rinnovare lo sguardo sulla realtà dei nostri educandi: guardiamoli con amore in questo momento di crescita, per tanti di loro carica di sofferenza e difficoltà, accompagniamoli, senza imporre soluzioni, nella ricerca del meglio per il loro futuro. Devono sentire che noi abbiamo fiducia nel loro cammino, nella loro crescita. Non facciamo pesare su di loro le nostre delusioni, i nostri dubbi. La nostra Fondatrice di nuovo ci soccorre. Sempre nel Libro dei Doveri, nel capitolo dedicato al modo di educare dice: “Persuadetevi che il buon esempio è indispensabile e se trovate che i vostri insegnamenti cadono vuoti, o hanno poco effetto, esaminate la vostra condotta e la troverete difettosa appunto là, ove le vostre istruzioni sono meno efficaci. (Dov. III, 346) Siamo chiamati a vivere la fiducia paziente del contadino, il quale comincia sempre dal seme e sa che la crescita non dipende da lui e vive con saggezza le diverse stagioni, quella della semina, della lunga attesa e della mietitura, sapendo che il tempo del miracolo non è la semina, né la raccolta, ma il tempo durante il quale il seme depositato nel terreno dorme e non ritiene che il tempo invernale, quello in cui lui è forzatamente inoperoso, sia perciò stesso un tempo inutile. Impariamo a valutare la pienezza del tempo dalla forza della presenza di Dio, non dal nostro lavoro o da qualsiasi altra forma di protagonismo. E allora coltiviamo prima nel nostro cuore e poi seminiamo in quello dei nostri affidati:
• la bellezza che salva il mondo,
• la misericordia che è amore per l’umanità
• la speranza che ci fa vedere il fiore mentre lo stiamo seminando.
Ancora una piccola sottolineatura: vivremo più serenamente il nostro servizio quando accoglieremo l’evidenza che: “Il campo di Dio è grande, il Regno viene in modo invisibile e sorprendente, e non è vero che dobbiamo sempre e solo seminare, nell’inevidenza. Anzitutto c’è da mietere, riconoscendo il lavoro degli altri e benedicendo Dio per tanta larghezza, sparsa ovunque, oltre gli schemi e le attese.” (Doc. XVIII Cap. Gen.)
Concludo con una poesia di Don Ottaviano Menato:
Semina, semina: l’importante è seminare
un poco, molto, tutto:il grano della speranza.
Semina il tuo sorriso, perché tutto splenda intorno a te.
Semina la tua energia, la tua speranza,
per combattere e vincere la battaglia
quando sembra perduta.
Semina il tuo coraggio,
per risollevare quello degli altri.
Semina il tuo entusiasmo,
per infiammare quello del tuo prossimo.
Semina i tuoi slanci generosi, i tuoi desideri,
la tua fiducia, la tua vita.
Semina tutto quello che c’è di bello in te,
le più piccole cose, i nonnulla.
Semina, semina e abbi fiducia: ogni granellino arricchirà un piccolo angolo della terra.
suor Lorenza Morelli f.s.c.j.
superiora provinciale