...A 70 ANNI...
70 ANNI FA LA PRIMA SEDE UNIVERSITARIA DI VERONA NELLE AULE DELL’ISTITUTO SEGHETTI
“Non sempre la storia rende fragile ciò che tocca,
in questo evento ha reso forte il profumo e la presenza della cultura in Verona”.
Queste le parole di apertura di Suor Daniela Perina FSCJ dell’evento che si è celebrato presso l’Istituto Seghetti il 29 gennaio 2021 alla presenza delle massime autorità civili ed ecclesiastiche.
L’evento seguito in diretta da tutti gli studenti dell’Istituto, ha certificato la nascita 70 anni fa della sede universitaria in Verona, che ha visto come protagonista anche Guido Gonella, all’epoca ministro dell’istruzione, che in pieno dopoguerra ha anticipato idee per posare pietre di sapere su cui far camminare il futuro.
Dall’analisi di alcuni documenti storici dell’epoca, in effetti un semplice quadernetto sul quale le suore annotavano la storia della città, del Seghetti, della società civile, emerge con molta sobrietà e un pizzico di ironia, l’apertura della libera scuola di storia e di scienze sociali.
Con calligrafia minuta e precisa si legge al 27 gennaio 1951 “ i giornali cittadini annunciano la nascita della scuola libera di scienze sociali e storiche che terrà sue adunanze nell’aula magna dell’Istituto…sorride la Madre superiora e con permesso della Rev.ma Madre Generale, consente per due ore al giorno di lasciar occupata la loggia”.
Con benedizione del S. Padre e del Vescovo, il giorno 29 gennaio 1951 si tiene la prima lezione della scuola libera. Il quotidiano dell’epoca l’Arena, plaude alla nascita di questa scuola. Viene letto anche il messaggio di Mons. Grazioli che definì lo scopo di apertura di tale scuola: “ al di sopra dell’uomo a guidare gli eventi, a orientare la scuola verso un superiore destino di bene, sta Dio.
E ci sembra che la scuola veronese abbia capito”. Mentre la celebrazione dell’evento volge al termine, Suor Daniela fa sintesi del messaggio educativo del carisma della Fondatrice, S. Teresa Verzeri: il cuore dell’uomo è sempre quello, attraversando i secoli, e si fa sempre più necessario e cogente portare i giovani a guardare oltre, più in là, oltre ciò che appare irreversibile e invalicabile per dare un futuro diverso e migliore ai ragazzi e al pianeta.
L’Istituto si mantiene come baluardo di educazione cristiana per incrociare i bisogni dei giovani e formarli come persone dedite al bene degli altri e della città perché, come diceva Don Milani, “il sapere serve solo per darlo”.
Per guardare al di là delle nuvole nere che gravano sul nostro futuro e dissiparle con la fede dono di Dio, viene data la parola ai più grandi nel regno dei cieli che si riconoscono nei più piccoli.
Ed ecco la recita solenne e composta dei bambini della classe 5^ elementare che omaggiano i presenti con una poesia tutta veronese di Tolo Da Re-
“ El sospira,
el capisse,
el lassa un testamento:
le me aque a la gente veneta,
a Verona l’anima mia.
Desso l’è in agonia:
el rantola,
el se sbianca, el se tàca a la tera,
el spalanca la boca
come par saludar.
Ormai l’è quasi mar.
Eco, desso l’è mar.
Con l’ultima strofa di Tolo Da Re che ci immerge in tanta veronesità e suggella il valore del sapere nel respiro del cammino educativo …il naufragar m’è dolce in questo mare!
Elena Toso -insegnante
...DOPO CIRCA 20 ANNI...
Nembro -Bergamo-
Il saluto delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù alla Comunità di Nembro... dopo circa 20 anni al servizio nella Scuola Materna, dell'oratorio, alla Parrocchia, alla Casa di Riposo, alle famiglie.. La vita, tutta la nostra vita, è scandita dal tempo e dai tempi. Anche nella Bibbia leggiamo che c’è un tempo per ogni cosa. Ogni cosa a suo tempo. OGGI, anche per noi, Figlie del S. Cuore di Gesù, è giunto il tempo di lascare questa accogliente e generosa comunità di Nembro. Insieme, abbiamo trascorso, più o meno, una ventina di anni e, in questo momento, penso che in ciascuno di noi qui presenti, in maniera diversa, nel nostro cuore e nei nostri pensieri, si accavallano sentimenti, avvenimenti, emozioni, eventi… forse tanti, troppi, per essere elencati uno ad uno. In questi anni, noi suore, abbiamo prestato il nostro servizio nella scuola, in Oratorio, alla casa di Riposo, nelle famiglie, in Parrocchia. E senza voler escludere nessuna, vogliamo ricordare in particolare suor Nicoletta Andriani, suor Margherita, suor Teresa, suor Fernanda, suor Maria Pia, suor Guglielmina, suor Elisabetta, suor Angela e tante altre che hanno donato un pezzo della loro vita a servizio di questa bella comunità e con noi e per voi hanno percorso un tratto della loro strada.
Ora, vogliamo semplicemente affidarvi due parole:
GRAZIE e SCUSA.
Innanzitutto grazie al Signore per il dono di esserci, per la grazia della vita e della fede. Grazie a voi, ad ognuno di voi, per quanto ci avete regalato in amicizia, affetto, stima, riconoscenza, fiducia. Grazie per aver avuto l’opportunità di incontrarci ed intessere con voi reazioni significative, sincere, ricche di simpatia e di cordialità. Poi la seconda parole: SCUSA. “Scusa Signore! “un’invocazione di perdono, perdono dato e ricevuto, gesto di umiltà, responsabilità, saggezza e il Signore sa quanto bisogno c’è di dar “circolare” il perdono nelle famiglie, nelle comunità, nel mondo. “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Tutto questo non è altro che riconoscerci creature fragili e bisognose degli altri, dell’Altro. Chiediamo perdono se non sempre siamo state testimoni fedeli e gioiose, se non sempre abbiamo saputo interpretare in pienezza le vostre richieste di aiuto, di bisogno, di necessità. Infine vorrei, vorremmo, lasciarvi con quanto papa Francesco ripete alla fine di ogni suo discorso, frase diventata a noi cara e familiare: “Non dimenticatevi di pregare per me”, per noi. E noi lo faremo per voi e vi ricorderemo con gratitudine e riconoscenza. Grazie!