LA FORZA DELL' ANONIMATO

 

 

LA FORZA DELL' ANONIMATO

La grande gabbia che costruiamo attorno a noi è invisibile e soprattutto presente.

Onnipresente.

Le sbarre vibrano soprattutto di notte, come fili dell'alta tensione.

Di giorno la gabbia preme sul torace.

È ansia di essere qualcuno e vibra nel respiro smorzato, nelle pieghe della voce, della fronte delle mani dell' addome.

Vibra come una supplica segreta, "Ti prego fammi essere qualcuno", che nasce dal terrore di non essere, come se essere nessuno fosse il nulla.

Ma l'anonimato, ora, nel tempo del ricatto continuo, della funzionalità e della mercificazione assoluta che spreme la vita fino all'esaurimento, l'anonimato ora è una scelta di vita e di libertà che non ha prezzo.

Non temere l'anonimato come una maledizione ci libera dalla minorità perenne di chi supplica continuamente, guardando in alto, di essere qualcuno, di diventare qualcosa con un valore di mercato.

L'anonimato ci permette di rivolgere lo sguardo attorno e di riconoscerci con gli altri con le altre.

La gabbia che ci costruiamo attorno invece e' isolamento, sospetto, sfiducia. È paura degli altri, tensione continua in una competizione che ci svuota fino all'esaurimento.

Essere creativi è ciò che in questo momento può aiutare la nostra radicalità, sottrarci alla gabbia svuotandola.

Come un guscio vuoto, ma una creatività irriducibile al mercato, ai suoi criteri di premialita'. Non abbiamo più bisogno di opere rassicuranti, di facili divagazioni per intrattenere la nostra angoscia e stordire la paura di vivere.

Abbiamo bisogno di un processo di creazione che ci aiuti, come minatori, a scendere nella profondità delle nostre viscere fino alla ferita, per farla splendere.

In un film di Godard Belmondo punta una pistola verso il sole.

Prima di sparare bisogna almeno aver imparato a danzare.
A.A.

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