da Pontecorvo dopo 139 anni...

Le Figlie del Sacro Cuore di Gesù
salutano la Città

 

 

 

Saluto della Madre Provinciale,

Sr Lorenza Morelli,

alla popolazione di Pontecorvo

29 maggio 2014

 

 

 

     Eccellenza reverendissima, Monsignor Gerardo Antonazzo, Rev. ndi Sacerdoti, Suore, Autorità tutte qui presenti, amici e parenti delle nostre suore, abitanti di questo paese: a voi il grazie per essere qui questa sera con noi.
Insieme abbiamo reso lode al Signore per il bene, che con la sua grazia le nostre sorelle hanno potuto realizzare in questi 139 anni di presenza in questa realtà. La S. Messa, che abbiamo appena celebrato, è stata un rendimento di grazie per ciò che il Signore ha operato ed opera nella storia di ognuno di noi e quindi nella storia della realtà che ci troviamo a vivere. E oggi, in particolare, ci troviamo a celebrare le meraviglie che il Signore ha compiuto attraverso la disponibilità di tante F. S. C. che hanno donato il loro tempo, e perché no, la loro vita per l’educazione di tanti giovani a loro affidati.
     Non possiamo non pensare a quel lontano maggio 1875, quando un gruppetto di nostre sorelle, accompagnate da Madre Elena Ottini, diedero inizio all’opera, che si è poi prolungata nel tempo, di accoglienza di fanciulle bisognose di affetto, di istruzione. E questa apertura, leggiamo nelle Memorie dell’Istituto, ” fu per opera di un certo Sig. Giuseppe Pellegrini di Pontecorvo che in esecuzione dell’ultima volontà d’un suo fratello, recentemente trapassato, desiderava aprire nel suo paese natale , un orfanatrofio per le fanciulle povere, ed offriva perciò alle Figlie del S. Cuore, di cui prediligeva l’Istituzione , la stessa sua casa e un bel capitale”.
     Gli inizi non furono facili, ma le difficoltà e l’amore con il quale sono state affrontate sono scritti in cielo e sono stati di stimolo e coraggio a continuare per tanto tempo un servizio importante per il bene della Chiesa quale è la formazione della mente e del cuore dei giovani. Non possiamo non fare memoria, in questo momento ciò che
avvenne il 1° novembre 1943: leggiamo sempre nelle Memorie dell’Istituto che “la cittadina di Pontecorvo fu presa di mira dagli Americani, alle ore 10 del giorno dei Santi: fu colpita in pieno e ridotta ad un mucchio di macerie. Anche la casetta nostra ebbe la stessa sorte, seppellendo nelle sue rovine tutte le religiose di quella comunità” Sono 17 le sorelle morte in quella circostanza che riposano nel cimitero di Pontecorvo visitate spesso, ancora ora, da parenti, amici o persone riconoscenti. Ma lo zelo per l’educazione non ha fermato le F.S.C., convinte che “l’educazione è ministero altissimo”, come scrive la nostra Fondatrice, e appena possibile, ripresero a lavorare dando avvio all’ attuale costruzione che accolse tante bambine/i, ragazze/i, molte delle quali ora già madri padri e anche nonne/i che hanno donato e donano ai loro figli ciò che hanno ricevuto dalla vicinanza calda e premurosa delle nostre suore.
     Ciò che si semina con sofferenza e amore resta e porta frutto. E’ la logica del Vangelo “..se il chicco caduto in terra muore porta frutto…” La vita vera nasce dal dono libero, gratuito ed accogliente ed è quello che per 139 anni le nostre Sorelle hanno vissuto chi nelle retrovie e chi assumendo in prima persona la responsabilità di un compito tanto importante e sfidante come è quello dell’accompagnare la crescita dei ragazzi.
     Alla popolazione tutta di Pontecorvo, alle autorità presenti, il nostro grazie sentito per il bene, l’affetto e la stima che hanno dimostrato verso le nostre Sorelle, e vi chiedo di continuare a voler bene loro accompagnandole con il ricordo e l’affetto, ma soprattutto testimoniando, ed è l’augurio che vi faccio, con il vostro modo di essere e vivere ciò che avete ricevuto in dono dalla vicinanza attenta e cordiale delle vostre suore. Grazie ancora di cuore per tutto.

Una testimonianza……
Pontecorvo 31 maggio 2014

Ricordo ancora la tristezza che entrava nel mio cuore quando dalla strada si vedeva “ la punta del collegio“.
     Quanto tempo sarebbe passato prima di ritornare a casa! Come era dura la prima sera, ogni volta che si rientrava tra queste mura quasi tutte noi piangevamo nel nostro letto. E poi… nei giorni successivi c’era una strana normalità… quella che tutti abbiamo nelle nostre case. Quelle camere, i bagni, il refettorio, il famoso stanzone diventava nostro e quell’immenso edificio ad un tratto diventava casa nostra. Qui ci sentivamo al sicuro. Tante di noi hanno imparato qui a dire grazie, per favore, e scusa…
     Qui abbiamo imparato che si può mangiare insieme patatine e salame, la saporita, il budino con la verdura e perché no, anche la nutella a merenda in cui c’era un solo cucchiaio e troppe bocche per leccarlo. E poi c’erano gli scout, le passeggiate della domenica, le recite di Natale, le feste in cui ognuna aveva il sacchettino delle caramelle con il proprio nome scritto sopra; la televisione il giovedì, gli uffici che cambiavano ogni mese, i gatti da raccogliere col panno di lana, l’infestazione dei pidocchi da superare e poi le 4 ore di studio con il famoso diario sulla cattedra della Sig.ra Maria dove rigorosamente si segnava compito e voto esatto o quasi. Chi può dimenticare il rumore delle tapparelle che alzavano le suore quando venivano a svegliarci. E il suono della campanella!
     Vedo ancora Sr Linda in fondo alle scale con quelle campanelle in mano. Che bei ricordi…. la sosta sulle scale della chiesa, le partite a pallavolo. Sr Maria Antonietta che ci buttava le caramelle dalla sua finestra. I pennini e la calamita per raccoglierli quando cadevano. Il lavoretto a 4 fili di Sr Elisa, il chiacchierino di Sr Ignazia, i ricami e centrini di Sr Teresa, le famose caramelle di Sr Lina, le piante di Sr Maria e i fiori di Sr Palmina. Chi scorderà mai il numero sulla biancheria di Sr Antonietta.
     Qui ho imparato a pulire gli angoli dove Sr Lina metteva il dito e il tavolo di Sr Caterina che se non lo sciacquavi e asciugavi bene restava macchiato. Ho imparato che si potevano incartare i panini con la busta della pasta, ma oltre a queste e tante altre cose ho imparato…. che se le cose le vivi insieme è meglio. Quello che ognuno di noi aveva nel cuore qui era più leggero. Non c’erano differenze, eravamo tutte uguali, avevamo le stesse cose e la stessa famiglia. Non potevamo invidiarci né giudicarci.
     Qui sono nati i ricordi più belli di amicizia e di amore senza secondi fini. Qui abbiamo imparato che anche se non avevamo nulla, avevamo un “amico che ci ama”. Nel mio ricordo rimarrà sempre viva l’immagine di Gesù con le braccia aperte che mi ha accolto la prima volta che sono entrata qui, mentre io e mia sorella avevamo appena imparato a camminare. Quello che io sono, quello che noi siamo lo dobbiamo a questo posto e alle suore che non ci hanno messo al mondo, ma ci hanno insegnato a starci e a viverlo come meglio possiamo. Ci hanno fatto scoprire che anche se siamo soli abbiamo dentro di noi la forza per andare avanti e credere in un futuro migliore.
     Con dispiacere si chiude un capitolo della nostra vita che rimarrà vivo nei nostri ricordi e farà sempre parte di noi e di tutti quei bambini e quei ragazzi che hanno vissuto qui con gioia e anche con dolore e anche se il Collegio si chiude per sempre, sarà comunque stata “casa nostra”.
Daniela Cagnin

Vai all'inizio della pagina