Per educare un figlio ci vuole un villaggio


Il Colonnato del Bernini è stato pensato per indicare come la Chiesa voglia stringere in un abbraccio tutti i figli di Dio. Sosteneva il suo illuminato progettista: «la chiesa di S. Pietro, quasi matrice di tutte le altre doveva haver 'un portico che per l'appunto dimostrasse di ricever à braccia aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella fede, gl'Heretici per riunirli alla Chiesa, e gl'Infedeli per illuminarli alla vera fede», dando così una felice immagine del suo intervento ancor oggi comunemente riconosciuta e accettata. (BAV, Chig. II 22, f. 109v. in Morello Giovanni, Intorno a Bernini. Studi e documenti, Roma, 2008)
Ma nei giorni della Canonizzazione dei due Papi e nel giorno del “grande incontro della scuola Italiana, tutta la scuola Italiana” questo grandissimo abbraccio si sarebbe dovuto moltiplicare per tre, per quattro, per … per farci entrare tutti: circa 500.000 pellegrini chiamati dal Papa perché: “LA CHIESA E’ PER LA SCUOLA”! La C.E.I. si è mobilitata ed ecco grandi preparativi. Le Figlie del Sacro Cuore di Gesù, che hanno ricevuto l’eredità del “Ministero altissimo” dell’Educazione dal D.N.A. dei Fondatori, hanno risposto all’appello del Papa!
Tre delle nostre Scuole sono riuscite a concretizzare la “risposta” inserendo l’imperdibile appuntamento nel calendario, sempre stracolmo di iniziative e impegni: il Seghetti di Verona, la Scuola per l’Infanzia di Cremona, la Scuola Sacro Cuore di Ponte Mammolo. A Verona Suor Marta e nelle altre case sr Giuseppina, sr Massimina, sr Mariagrazia hanno accettato volentieri di organizzare il tutto raccogliendo le adesioni, mettendosi in contatto con i genitori e i loro comitati A. Ge. S. C., facendo elenchi richiesti
dalla CEI con “voci” meticolose e circostanziate e sono riuscite a organizzare le varie comitive che, partendo in qualche caso svegliando l’aurora di quel sabato 10 maggio, sono arrivate, appena passato il mezzogiorno vicino a S. Pietro e sono ritornati nella notte… o meglio, prima che il gallo annunciasse l’arrivo del giorno dopo. Molte persone, invece, con i propri mezzi o con il treno hanno preso con più larghezza i tempi del viaggio. Il mondo della Scuola Italiana si è trovato, dunque, con Papa Francesco per vivere la grande festa dell’educazione e testimoniare che ci sono anche oggi molti che credono nei valori dell’istruzione e della formazione. La partenza delle cinque del mattino è stata preludio di una giornata dove non sono mancate le fatiche.

Una folla di circa 500.000 persone nessuno se l’aspettava - dicevano i garanti dell’Ordine pubblico – nemmeno la gente immaginava l’arrivo di tanta… gente, nemmeno noi che abbiamo faticato ad entrare in Piazza… Fiumi di studenti e genitori e Insegnanti… tutti in cerca di un passaggio, attraverso i vicoli, verso … il Colonnato: tutto sbarrato! Nemmeno noi che siamo rimasti belli pigiati, sotto il sole, e in piedi per ore e ore tra l’illusione di fare un passetto avanti e il dubbio che quelle sedie là davanti, riservate da “tanta organizzazione” ci fossero destinate.
Gli organizzatori del lungo intrattenimento, iniziato sul sagrato dopo troppo lunga attesa, hanno cercato di creare il “clima” di una immensa AULA di Scuola all’aperto, ma ancora bisognava attendere! Hanno fatto distribuire foulards… e addirittura bottigliette d’acqua che hanno spento tanti lamenti. Ci ha preso persino la tentazione di andare a “dare consigli” circa spazi e tempi e, mentre io pensavo che se avessi trovato l’indirizzo giusto avrei anche scritto una e-mail a qualcuno, in un attimo, tutto dimenticato: fatica, sole, pianti, malessere: - Eccolo, è là – Lo vedi?
Tutti lo applaudivano, lo chiamavano: Francesco! Francesco!... foto, saluti, grida di gioia …! e lui, dopo aver cominciato il giro programmato, proprio lì, a due passi da noi, baciato bambini, scambiato la papalina con chi gliene lanciava sempre una nuova si è seduto in cattedra: SILENZIO, parla Lui! A noi che eravamo un po’ amareggiati per tanta fatica dice: “Prima di tutto vi ringrazio, perché avete realizzato una cosa proprio bella! questo incontro è molto buono: un grande incontro della scuola italiana, tutta la scuola: piccoli e grandi; insegnanti, personale non docente, alunni e genitori; statale e non statale… Ringrazio il Cardinale Bagnasco, il Ministro Giannini, e tutti quanti hanno collaborato. (…). Si vede che questa manifestazione non è “contro”, è “per” . Non è un lamento, è una festa!
E allora mi son tornate alla mente le parole sagge che don Carlo (insegnante di Religione alle Superiori di Verona) aveva appena diretto in modo laconico a chi si era lamentato per la stanchezza: “Questo è tempo di soffrire e offrire!” E il Papa ha continuato confidando: “Io amo la scuola, io l'ho amata da alunno, da studente e da insegnante.” Ci ha detto di amare la scuola perché la sua maestra gliel’ha fatta amare.(…) “Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po' l'impostazione.(…) Se uno ha imparato a imparare, - è questo il segreto, imparare ad imparare! - questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani. Perché se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno “fiuto”, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, “incompiuto”, che cercano un “di più”, e così contagiano questo atteggiamento agli studenti. Questo è uno dei motivi perché io amo la scuola.

Francesco, l’uomo nuovo dell’incontro, dell’apertura ha continuato poi col dirci che la Scuola è luogo di incontro perché tutti noi siamo in cammino… (…) La scuola è la prima società che integra la famiglia. La famiglia e la scuola sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti! (…) E poi amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello. Vanno insieme tutti e tre. L'educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. E nell'educazione è tanto importante quello che abbiamo sentito anche oggi: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! (Iury Chechi) Ricordatevelo! Questo ci farà bene per la vita. La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello attraverso tante discipline! Perché lo sviluppo è frutto di diversi elementi che agiscono insieme e stimolano l'intelligenza, la coscienza, l'affettività, il corpo, ecc. … Se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella. E insieme questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi. La vera educazione ci fa amare la vita, ci apre alla pienezza della vita!
Auguro a tutti voi, genitori, insegnanti, persone che lavorano nella scuola, studenti, una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve saper parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma, armoniosamente, cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniose e insieme! Grazie ancora agli organizzatori di questa giornata e a tutti voi che siete venuti. E per favore... per favore, non lasciamoci rubare l'amore per la scuola! Grazie!
sr Mariagrazia Astori fscj

Vai all'inizio della pagina